R E C E N S I O N E
Recensione di Claudia Losini
Un manifesto di libertà e un inno alla donna. W, come “Women”, fin dalla copertina, realizzata dall’artista queer berlinese Nicola Napoli, è un omaggio alla femminilità, espressa senza distinzioni e limiti di genere. Dentro, tutte le artiste che hanno influenzato la vita di Populous, da Grace Jones a Ru Paul, da Missy Elliot a Loredana Bertè. Ed è per questo che sceglie di collaborare con artiste e amiche per ogni brano dell’album: Sobrenadar, Kaleema, Sotomayor, Emmanuelle, Barda, Weste, Cuushe e le italiane M¥SS KETA, L I M, Matilde Davoli e Lucia Manca sono le sacerdotesse che ci accompagnano in un rito di iniziazione dove la donna si trasforma in una nuova divinità neopagana, in grado di guidare l’umanità nel futuro.
Tutto trasuda libertà: sessuale, in primis. Le musiche, influenzate da ritmi latini, dub, invitano a sciogliersi dalle costrizioni e ballare. Le strofe dei pezzi diventano mantra che accompagnano una danza rituale, al cui richiamo è difficile sottrarsi, come in “Flores No Mar” e “Fuera de mi”: la sensualità delle voci raggiungono il culmine in una sorta di estasi erotica. L’immagine di corpi sudati che si muovono a tempo, sfiorandosi, si fa subito vivida.
La madrina di questa cerimonia, è ovviamente MYSS KETA, “la prima donna a dire la messa”, che insieme al produttore Riva e Gorgeus Kenjii della House of Gucci, madrina della scena voguing italiana, scrive il manifesto di “House of Keta”. Questa canzone non è solo la nuova versione di “Le ragazze di Porta Venezia” o di “Pazzeska”, è un ingresso trionfale a colpi di voguing della scena queer nel mondo, è uno statement, è il Padre Nostro di una generazione orgogliosa di esprimersi per quello che è. È l’inno delle ballroom, una sfida ai limiti sessuali per presentare un nuovo concetto di femminile, ironico, scatenato, sicuro di sé.
E si torna immediatamente a ballare al ritmo ipnotico della cassa: si naviga a colpi di beat in un immaginario tropicale, che Populous riesce a dipingere sempre alla perfezione, e si sogna con atmosfere dream pop, come in “Out of Space”, brano prodotto insieme alla polistrumentista Cuushe (che trovate già in Night Safari come feat in “Fall”), in cui la voce dell’artista giapponese, ingenua come un anime e delicata come uno spiriti di Myazaki, ci porta a sognare giardini orientali e cieli stellati.
D’altronde il produttore salentino, prima ancora di amare i suoni latini, è appassionato di shoegaze e il perfetto mix tra i due si sente nella eterea “Getting Lost”, un invito a perdersi e a sottrarsi a ogni tipo di definizione. Questo brano è solo il preludio a “Roma”, una cavalcata house che racconta una fuga all’alba, tra lampioni che si spengono e la luce dell’acqua che si accende di vita. Lucia Manca, con la sua voce calda e senza tempo, pone fine al rituale cominciato con “Desierto”: “…E quando mi ha chiesto dove sarei andata, ho risposto Roma”.
Un finale suggestivo al termine di un viaggio tra universi psichedelici, glitter, estasi e danze.
Populous celebra un rito di passaggio necessario per un futuro senza costrizioni, dove finalmente sono la libertà e la femminilità a guidare un mondo che, se suona come W, è sicuramente migliore di quello odierno.
Tracklist:
01. Desierto (with Sobrenadar)
02. Soy Lo Que Soy (with Sotomayor)
03. Flores No Mar (with Emmanuelle)
04. Fuera De Mi (with Kaleema)
05. HOUSE OF KETA (with MYSS KETA, Kenjii, Riva & Protopapa)
06. Banda (with Barda)
07. Petalo (with Weste)
08.Out Of Space(with Cuushe)
09. Getting Lost (with L I M)
10. Roma (with Lucia Manca & Matilde Davoli)
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