R E C E N S I O N E


Articolo di Antonio Spanò Greco

Enrico Cipollini, cantante, chitarrista, compositore e polistrumentista quarantenne di Ferrara non è un artista di primo pelo: nel suo passato vanta partecipazioni in gruppi rock quali Underground Railroad, Free Jam e Violassenzio fino a quando nel 2016 esordisce con un lavoro solista, Stubborn Will, che lo pone subito all’attenzione, ricevendo favorevoli recensioni e contribuendo in questo modo alla propria evoluzione artistica attraverso collaborazioni e divisioni di palchi con musicisti dal calibro di Paolo Bonfanti, Hollys Brown, Jack Broadbent, Mary Cutrufello e Hayward Williams.

Dal mese di luglio è sul mercato la sua seconda prova solista, questa volta accompagnato nei titoli dalla sua band: gli Skyhorses ovvero Iarin Munari alla batteria, Roberto Catani al basso e Fabio Cremonini al violino “Nel nuovo disco c’è molta più apertura sonora, lo sento molto meno intimista del precedente” così afferma Enrico in una delle numerose interviste rilasciate. Da segnalare, oltre al titolo (“Crossing ha un significato piuttosto personale, le registrazioni del disco sono coincise con un momento doloroso e di attraversamento di una fase della vita; mi sembrava il titolo più azzeccato per quest’album”), la splendida foto di copertina a opera di Jacopo Aneghini che racchiude in sé il titolo stesso in contrapposizione alla foto del primo album che ritraeva una radura placida e tranquilla in riva a uno specchio d’acqua.

Dodici brani originali per 40 minuti di musica, dodici piccole gemme che incastonate tra loro formano un prezioso gioiello che splende di luce propria nel panorama delle proposte musicali italiane di questo funesto periodo. Gli Stati Uniti D’America e il suo cantautorato sono la sua fonte d’ispirazione, la chitarra dobro e il pianoforte sono gli strumenti per esprimere le proprie emozioni e sensazioni, country, folk e venature di blues sono l’espressività musicale di Enrico. Saltano subito agli occhi svariati riferimenti musicali, sia di cantautori che di gruppi country folk rock USA; personalmente trovo molte similitudini con le opere di Michael McDermott, sia per i contenuti delle liriche, che spaziano tra esperienze personali e denunce sociali, che per il saper esprimersi sia con la sei corde che con le tastiere.

Album di una bellezza unica, dove brani trascinanti come Slipping away, History Repeating e Migrant Song si contrappongono a brani teneri, semplici, con un filo di malinconia, come What’s Left To Do e All I Really Known che non esito a dichiarare le mie preferite. In questo periodo di incertezze sociali, futuro non prevedibile e relazioni personali ridotte al lumicino, Enrico e la sua musica ci confortano e riscaldano l’animo, donandoci quel filo di speranza che ci aiuta a guardare avanti.

Tracklist:
01. Slipping Away
02.
Down The Line
03. History Repeating
04. Somehow I Know
05. What’s Left To Do
06. Migrant Bird
07. The Only Name
08. Insheer
09. Not Worth It
10. Why
11. All I Really Know
12. Out Of here