Note di merito per album passati distrattamente in secondo piano, ma meritevoli di un loro piccolo spazio. Nell’impossibilità di raccontare tutto ciò che viene prodotto, una selezione di dischi con confronti senza vincitori, né punteggi; ma con la presunzione di restituire una sensazione il più immediata possibile, attraverso un’analisi che va oltre le solite stellette.

Articolo di Giovanni Carfì 

Dingwei

Artista cinese dedita principalmente alla scrittura di colonne sonore, si misura nella stesura di un nuovo disco. In quest’avventura viene accompagnata da una super band, con la quale collabora e scrive, registrando tra Pechino e Londra, e portando le nuove tracce in versione live. Un album che nonostante l’idioma usato (sia dai più, poco comprensibile), svela da subito una freschezza e piacevolezza d’ascolto.

Mogwai

Nono album in studio per questa band scozzese, non troppo sconosciuta. La qualità sonora è sempre alta, e salvo un brano nel quale è presente anche la voce, per il resto può considerarsi un disco interamente strumentale. Riescono come sempre a creare tessuti sonori, che crescono con il passare dei secondi, sfociando alle volte in aperture, o restando sospesi in uno stato di pace e mistero.

Dieter von Deurne and The Politics

Nuovo progetto per il musicista belga Dieter Sermeus: una sorta di rivisitazione anni ’90, di un rock piacevole e scanzonato, dove le doti artistiche del gruppo non vengono meno. La cosa che traspare subito è una sorta d’ironia che pervade tutto il disco, a partire dall’uso della voce, fino ad arrivare a degli stravolgimenti sonori verso il finire di alcuni brani.

Iron & Wine

Cantautore statunitense in attività dal 2002, giunto al suo sesto disco. Un lavoro di stampo folk, nella sua eccezione più semplice, dove voce, chitarra e all’occorrenza un caminetto, riflettono probabilmente molto del suo sentire personale. Un cantato caldo, a volte sussurrato, reverberi per dare un po’ di spazialità, e arrangiamenti senza nessuna esasperazione o voglia di stupire.